Si è dato molto da fare, il poliedrico tastierista e sassofonista Marek Arnold. Esperienze con Toxic Smile, Seven Steps To Green e Flaming Row, la nascita dei Gabria dal 2008 al 2010, l’entrata nei leggendari Stern Combo Meissen, infine il nuovo progetto Cyril. Con la neonata band il musicista tedesco chiama a raccolta Larry B. (voce degli Stern di “Lebensuhr”) e il chitarrista degli Hidden Timbre Ralf Dietsch, scomodando anche l’H.G. Wells della ‘Macchina del tempo’ come sommo ispiratore di questo album d’esordio.

“Gone through years” infatti è un concept incentrato sul romanzo wellsiano e costruito su basi solide: la tradizione teutonica del prog più deciso e solenne, l’articolazione narrativa di qualsiasi esperimento concettuale, la spigliatezza melodica che diventa l’elemento principale del progetto. Brani come “Sweet alive” non sono altro che rock songs ben rifinite, immediate e cantabili, che convivono con le tipiche dinamiche da album progressive (vedi le rocciose “Through time and space” e “Mental scars” o la suadente “Days to come”).

Contrariamente alle consuete pratiche da concept come l’immancabile trionfale overture, i Cyril aprono con malinconia: “In search of wonders” esprime il dolore del protagonista per la scomparsa di Alice con una rock song nello stile caro ai Queensryche di “Empire” e ai Fates Warning dei primi anni ’90, art-rock concreto e senza fronzoli, realizzato con eleganza. Peccato che l’altra faccia della medaglia sia la cappa di impersonalità che aleggia in tutto l’album.

Valido dal punto di vista espressivo, confezionato con mano sicura, il debutto dei Cyril sconta un tocco scolastico e prevedibile che lo rende appetibile solo per i completisti del new prog europeo.

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D.z.