Sfida, provocazione, creatività, lampi di genio e impervie meditazioni sonore. Queste le direttrici essenziali – un vero e proprio “mythos fondativo” – del Breznev Fun Club. Una formazione nota solo ai più agguerriti cultori del Rock In Opposition e delle ricerche canterburyane. Fondato a Matera da Rocco Lomonaco, il BFC muove i primi passi nella seconda metà degli anni '80, proseguendo fino ad oggi con concerti e rassegne, scrittura e riscrittura, cambi d'organico e nuove prove. Nel 2008 con la pubblicazione del libro “Italian Prog” di Augusto Croce i più attenti avranno notato la presenza della band nel dischetto allegato, un paio d'anni dopo arriva “L'onda vertebrata: Lost + Found Vol. 1”.
E' un lavoro eccellente che tira le somme di un'intera carriera e contestualmente pone le condizioni per una “ripartenza”: i brani dell'album risalgono al periodo “storico” del BFC ma Lomonaco e i suoi hanno eseguito ex novo il materiale. Per capire l'orientamento concettuale e sonoro del gruppo, per avere una prima “bussola” con cui addentrarsi nella complessa scrittura, bisogna partire dalle due “anime”: da una parte Lomonaco, chitarrista di grande esperienza, curiosità e preparazione, autore delle musiche, dall'altra la figura sui generis di Franco Sciscio, poeta surreale, frontman dadaista e provocatorio nelle inconfondibili performance live.
Se dovessi consigliare un approccio all'ascolto, suggerirei un'autentica immersione nelle lunghe scorribande del Club: suite come “Ludiche ecchimosi” e “L'onda vertebrata”, la stessa “Tre pezzi brevi”, interpretano perfettamente le istanze di una “musica di frontiera”, riconducendo ad unità spunti, raptus e frammenti tipici di tanto rock progressivo, troppo spesso assenti negli ultimi anni. Immaginate una piccola orchestra rock nella quale rivivono Hatfield And The North e Zappa, Opus Avantra e Picchio Dal Pozzo, Gentle Giant e Weather Report con una vocalità wyattiana – talvolta “irritante”. Un melange pulsante e policromatico nel quale scompaiono le definizioni di genere ed emergono sia temi efficaci e melodici (i 28 secondi che introducono “Il folletto di cera”) che elaborazioni rock-jazz come “Inseguito dai creditori”.
Un “best kept secret”, per usare una locuzione tanto cara al giornalismo angloamericano. Una splendida scoperta, alla quale speriamo vivamente faccia seguito qualcosa di nuovo.
http://www.myspace.com/roccolomonaco
D.Z.