Progressive moderno, dalla spiccata attitudine melodica – rectius: cantabilità – quello dei Balloon Astronomy. Bastano il trascinante refrain corale di “Sigmoid Fletcher” o le atmosfere accattivanti di “The odyssey” per avere un’idea sufficientemente precisa del songwriting del duo californiano. Perchè di coppia si tratta: Jim Ledger (voce, chitarre e basso) e Glenn Little (tastiere, flauto e strumenti a corda), affiancati da special guest come Nick D’Virgilio alla batteria e Mike Kenneally alla chitarra.
“Balloon astronomy” è un lavoro pienamente in linea con il prog all’americana: strano che non sia uscito per PRR o 10T, poichè ha tutti gli ingredienti cari a queste due label statunitensi. Incipit larghi e ariosi, sviluppi impetuosi e ridondanti, ritornelli immediati e sicuri, poco spazio per tentativi arditi di contaminazioni, Yes, Genesis e il Gabriel solista, Marillion e Spock’s Beard come santini sul comodino. Queste le direttrici per i BA, ma il disco non è per niente superficiale: al duo va riconosciuto un certo gusto nel tenere insieme un’idea non passatista di suono prog con le rock ballad (l’ottima “Eagle” coglie in pieno questa sintesi), lavorando su una sorta di fil rouge ed evitando che il disco sia schizofrenico e frammentario. Se “Roots run deep” sembra spuntare da un album di Bryan Adams, “Even odds” e la misurata “Summer Suite” riconducono tutto al solco del rock sinfonico a stelle e strisce.
Un disco d’esordio senza scossoni, consigliato ai cultori più esigenti ma figlio di un’idea forte che arriva a destinazione.
http://www.balloonastronomy.com
D.Z.