La presenza di William Blake nel collage fotografico che ritrae i membri degli Autumn Whispers non passa certo inosservata. Se però si approfondiscono la genesi e la poetica della nuova band, si comprende il perchè di quell'inserimento: gli Autumn Whispers sono una neonata creatura che si regge sull'interscambio di esperienze, influenze, origini e visioni diverse.
Tirill Mohn è nota all'audience progressive per il suo passato con i White Willow e le più recenti sortite soliste, in quella direzione tra folk, rock e poesia che rappresenta il primo punto di riferimento per gli AW. Il secondo e più importante riguarda il deus ex machina Dino Steffens, autore di musica, testi e arrangiamenti insieme al tastierista di origine malese Liew Ceng Teng. Con loro uno stuolo di ospiti che rendono il primo atto di “Cry of dereliction” un affresco cangiante e sfaccettato, anche se non ancora messo a fuoco.
L'overture sinuosa di “The awakening” apre il sipario su un lungo viaggio tra paesaggi e parole, con riferimenti alla poesia che emergono non solo dal labor limae sui testi, ma anche da temi, ritualità e simbolismi cari a Blake e – per restare in campo art-rock – a Pete Sinfield. Tra Pink Floyd, Fairport Convention, Curved Air e Pavlov's Dog (anche i nostri hanno la loro “Julia”…), con gli inevitabili agganci ai White Willow, il rock di “Out of the nest” e “Candlelight” è raffinato, “a geometria variabile”, con il punto di forza nella connessione con il folk e il difetto di una certa piattezza.
Molto brani sono validi sulla carta e guadagnano solo se contestualizzati nell'economia del plot, ma in generale carburano molto lentamente, come se la band abbia tenuto a freno il suo estro creativo. E questa è la principale debolezza di un debutto ancora acerbo.
D.Z.