Perchè si sceglie il progressive? Perchè si ha voglia di addentrarsi nell’imprevisto, di esplorare nuove ipotesi musicali, di mettere in campo esperienza e cultura, nei casi più opinabili di fare sfoggio di speciali doti da mago dello strumento. Nel caso degli Aurora Lunare, la scelta è dettata da un imperativo interiore: progressive come via di fuga, come rifugio in un mondo di note e sogni, come strumento di critica dell’esistente e creazione di realtà parallele.
La longeva band livornese mosse i primi passi nei tardi anni ’70, quando il fenomeno prog-rock – pur avendo ancora momenti di eccellenza in Italia, da “Jet Lag” della PFM a “Di terra” del Banco – andava scemando, soppiantato da una musicalità più immediata e prevedibile. Proprio allora Mauro Pini e compagni optarono per l’escapismo prog, investendo in un sogno: un lungo sogno, che si è pian piano materializzato in concerti, apparizioni sporadiche, demo, recenti tribute album e finalmente, a più di 30 anni dalla fondazione, in un disco “ufficiale”.
“Aurora Lunare” è un biglietto da visita significativo, che recupera alcuni brani del passato con una veste moderna, e che presenta pezzi nuovi concepiti con lo spirito Seventies. Il trittico “Evasione di un’idea” (special guest Alessandro Corvaglia della Maschera di Cera, transitato anni fa in una delle numerose formazioni di Aurora), “Eroi invincibili” e “Mondo fantasmatico” fa da manifesto programmatico: rock sinfonico solenne e impetuoso alla Banco/Yes che, grazie alla rinnovata line-up, acquisisce respiro, incisività, dinamismo, scatti e arie. Proprio quello che mancava alle versioni originali, piene di slancio e candore ma nate tra tante difficoltà, come quella “Secondo dubbio” rinvigorita a dovere.
Nel finale un medley dedicato alle Orme di “Felona e Sorona” – con Tolo Marton special guest – ribadisce l’amore degli Aurora per la grande tradizione prog italiana, alla quale appartengono in pieno. Anche grazie a questo nuovo, atteso album.
D.Z.