Quando si è “più realisti del re” si rischia di suonare vecchi e nostalgici a prescindere dal genere. “Big Time” di Adrian Weiss è un buon esempio di un pezzo di anni ’80 – epoca d’oro dei guitar hero più intrepidi – trasportato nella contemporaneità. Ma per fortuna Weiss ha altre frecce al suo arco e inserisce idee stuzzicanti in una ricetta che sarebbe altrimenti indigesta.
Weiss è attivo da tempo nell’area progressive metal, prima come axeman dei Thought Sphere, poi nei Forces At Work: mettendosi in proprio per il suo disco d’esordio, il chitarrista tedesco ha chiamato a raccolta uno stuolo di ospiti (su tutti Victor Smolski dei Rage) per valorizzare un lavoro concepito come versatile e multiforme, fortunatamente fresco e ironico.
Cascate di note e parata di tecniche, Weiss costruisce un lavoro che non ha momenti di noia e prolissità, ma è dominato come non mai dallo spettro della prevedibilità. A suo favore lo spirito grintoso, scanzonato ma estremamente professionale, e la capacità di alternare acustico e funky-rock, fusion e prog. “Easy on the ice”, “Liquid pension embellishment” (gran titolo!) e “The progressive society” i momenti migliori di un disco inattaccabile sotto il profilo dell’esecuzione e del dispiego di forze ma ancora imperfetto nei contenuti.
http://www.adrianweissmusic.de
D.Z.