Do you wanna surf? Italy’s ready! E’ vero, negli ultimi tempi pare che il nostro paese stia sfornando delle belle realtà del surf, ognuna con la propria personalità e le proprie peculiarità: pensiamo ai travolgenti Tunatones e ai misteriosi Monaci del Surf. Ma quando si parla di questo tipo di musica, è impossibile non citare i Bradipos IV. Formazione casertana attiva dagli anni ’90, è un fiore all’occhiello per il panorama italiano ed europeo: lo conferma il nuovo disco Live at KFJC Radio, testimonianza dal vivo di un felice concerto nella celebre emittente di Los Altos, California. Lo spaghetti surf del quartetto – rigorosamente strumentale e devoto alle atmosfere Sixties – è sempre una certezza: nove pezzi adamantini, comprensivi persino di Carmela di Sergio Bruni, che arrivano dritti al bersaglio, senza sbavature e incertezze. Surf rules!
http://www.bradipos4.com

Certi nomi non hanno bisogno di presentazioni. E ne farò a meno. Perchè certi nomi, con la forza della loro storia e l’autorevolezza del loro contributo, riescono da soli ad evocare musica. Eraldo Bernocchi. Harold Budd. Robin Guthrie. Il nuovo frutto di questo trio si chiama Winter Garden: in continuità con la “potenza onomastica”, da un album intitolato come un giardino d’inverno non ci si poteva non aspettare un susseguirsi di “quadri”, compassati ma non algidi, distaccati ma coinvolgenti come un giardino zen, dove il poco che c’è ha un senso, una  direzione, una ragion d’essere. Pulsante e ipnotico, il disco non è così in linea con le proposte della Rare Noise, giovane label che ha già un catalogo di tutto rispetto, ma cammina in bilico tra carisma e languore.
http://www.rarenoiserecords.com

Rock da bravi ragazzi, quello dei Naguère. Niente capelli lunghi, jeans stracciati, whisketto d’ordinanza e tatuaggio, insomma nessuna divisa da canone rock. Ma Recentemente non è nemmeno una dichiarazione d’amore per il college rock senza attributi o un compitino bene eseguito. Il quartetto sannita sta nel mezzo: tra rock moderno e patinato alla Radiohead/Muse/Placebo e canzone d’autore, con una ricerca di pieghe, sfumature e colori che raramente emergono in campo indie. Il sapore del the, ad esempio, è un brano davvero riuscito: un bel biglietto da visita per qualità della proposta, bontà della voce, combinazione strumentale. Peccato che la personalità stenti ad emergere, ma si tratta solo di tempo. Quello che c’è merita di essere valorizzato: aspettiamo i ragazzi alla prova “importante”, dall’Ep al full lenght.
http://www.myspace.com/naguere

D.Z.