Se volessimo rileggere la storia – intensissima anche se confinata alle dinamiche della nicchia e spesso del revival – del new prog italiano, una delle esperienze più interessanti da analizzare sarebbe quella dei Syndone. La band di Nik Comoglio ha avuto una prima fase negli anni ’90 sotto forma di power trio alla ELP, con due dischi molto apprezzati all’estero, poi il recente ritorno con “Melapesante”. Per comprendere appieno la direzione e il senso del gruppo, è importante non dimenticare l’attività “intermedia” di Comoglio, autore di musical rock come “Il sogno di Itaca”, “Tarot” e “Anima di legno”, ma anche l’esperimento colto di “Acqueforti”. Il nuovo lavoro “La Bella è la Bestia” coniuga proprio queste due componenti: l’anima rock, spesso incisiva e travolgente, la spazialità multiforme del classico, che si nutre non solo di celli e ottoni ma anche di una forma compositiva articolata.
Questo incontro trova perfetta sintesi in un nuovo disco concettuale ideato dal vocalist Riccardo Ruggeri: dalla fiaba di Beaumont a una riflessione su identità, apparenza ed estetica nella contemporaneità, con possibili interpretazioni che la rendono una sorta di “opera aperta”. Rispetto a “Melapesante” l’impatto da opera rock, più che da concept, funge da guida: i Syndone tornano in trio ma rispetto al profilo monolitico in stile ELP sembrano voler aggiornare quella scrittura “polifonica” cara ai Gentle Giant, ricca di contributi strumentali (ad es. le percussioni melodiche di Francesco Pinetti) e di molteplici sfumature (esemplare la varietà del gran finale “La ruota della fortuna”/”Canto della rosa”).
Al prog-rock dalla falcata pesante di “Complice carnefice” e “Mercanti di gioia” si alternano episodi eclettici come “Bestia”, “Il fiele e il limite” (con tanto di brass section) e melodie piene in stile Banco (“Tu non sei qui”). Tra i fiori all’occhiello l’intervento al flauto di Ray Thomas, indimenticato fondatore dei Moody Blues, che arricchisce un momento clou come “Orribile mia forma”. Nulla quaestio sull’abilità di Nik ai tasti d’avorio (basta gustare la spumeggiante overture “Introitus” o il “Piano prog impromptu”) ma una menzione speciale va a Ruggeri: vocalist eccellente, si presta perfettamente all’interpretazione dei vari personaggi (vedi “Rosa recisa”), spiccando nel panorama – invero un po’ povero – dei prog vocalist italiani.
“La Bella è la Bestia” si candida a disco definitivo dei Syndone: elegante e roccioso, policromatico e grintoso, è uno dei migliori lavori prog di questo 2012.
D.Z.