Non ho mai amato questo genere di band, quelle di area new prog indecise, penzoloni tra hard e tentazioni di classifica, però agli Slychosis ho dato una chance. E ho fatto bene, visto che il loro terzo album “Mental Hygiene” è un miglioramento rispetto ai primi due dischi, il debutto omonimo e il seguente “Slychedelia”.
Nati nel 2005 dalle ceneri dei Karma Kannix, gli Slychosis si muovono per volontà di Greg Johns (chitarre, tastiere e voce) e Todd Sears (batteria), tornato nel gruppo dopo il precedente abbandono. L’intera band è modificata, compreso l’arrivo della vocalist Ceci Whitehurst, l’ingresso in Mals dopo un periodo di autoproduzione non provoca spostamenti nella scrittura della band, come sempre aderente a un progressive moderno nei suoni e retrò nella struttura.
Prog-rock moderno, disincantato anche se legato alla tradizione 70/80, scorrevole nei suoi balzi tra IQ e Pink Floyd, tra Pallas e Alan Parsons. “Geistly suite”, “Things unsaid” e l’ottima “Midnight” (con ospite Bridget Shields, che Johns non farebbe male a prendere come vocalist di ruolo!) mostrano una band poco inventiva ma con un’idea forte di varietà tematica e timbrica, abile nel passare dal riffone hard ai panorami vocali più incantevoli.
Non mancano i soliti pezzi privi di direzione (ad es. “Importance” e “Fallen tiger”) e qualche deviazione in campo heavy-prog (“Odessa”), per un album che si distacca dai precedenti. Gli Slychosis però hanno ancora molto lavoro da fare.
D.Z.