Roba grossa, importante, di quelle da prendere o lasciare. Di quelle che se sei un fan duro e puro, poco disposto a guardare al di fuori del genere, ti ecciti a dismisura; ma se sei un denigratore, userai questo disco per smerdare quarant’anni di onesta musica. Presentazione altisonante per un disco altisonante, ovvero il nuovo lavoro dei Flaming Row, formazione tedesca che per l’occasione sfodera un concept fantascientifico con ospiti e grandiosità varie.
Plot ambientato ovviamente nel futuro, la consueta ipotesi di dominio spaziale e di controllo su ciò che resta degli esseri umani, insomma un tema già sentito anche se sempre stimolante. “Mirage – A Portrayal of Figures” sarebbe passato inosservato se il quartetto guidato dal polistrumentista Martin Schnella e coadiuvato da un talento come quello di Marek Arnold non avesse scelto la carta degli special guest. Appaiono infatti Arjen A. Lucassen, Dave Meros, Gary Wehrkamp e numerosi altri musicisti transitati tra Spock’s Beard, Pain Of Salvation, Shadow Gallery e Haken.
Non è un caso che la guest list indichi anche l’orizzonte musicale dei quattro: lunghi pezzi hard-prog che nei momenti migliori escono dal seminato accedendo a dimensioni acustiche, larghi orchestrali, vagheggiamenti gothic soprattutto nella scelta delle due voci. Nulla quaestio sulle capacità dei Flaming Row, ma più di una riserva sul rapporto concept-musica, fin troppo prevedibile e autoindulgente: ciononostante, la suite d’apertura e l’assalto metal-prog di “Burning Sky” regalano momenti sorprendenti (ad es. il fulmineo raptus ragtime-fusion che scuote la prima è da antologia).
Album imperdibile per i fans delle produzioni PRR e 10T, astenersi gli altri.
www.flaming-row.de
D.Z.