Sono un lettore appassionato e attento dei libri pubblicati da Crac Edizioni. Trovo che la piccola ma battagliera casa editrice anconetana meriti attenzione per la passione, l’accuratezza delle grafiche, la voglia di occuparsi di segmenti di nicchia o di nomi di culto senza per questo investire tutto sul sensazionalismo. Ci sono però alcuni titoli sui quali ho alcune riserve, due in particolare.
Il primo è Va pensiero. 30 anni di rock e metal in italiano. Basta dire che l’autore è Gianni Della Cioppa – ben coadiuvato da esperti come Walter Bastianel e Marco Priulla – per avere un’idea dell’approfondimento, della competenza e della passione profuse. Il concept di fondo è molto stimolante. Attenzione: non rock italiano – che potrebbe significare prodotto in Italia – ma rock cantato in italiano. Questo limita molto il raggio d’azione, ancor più ridotto poichè il periodo prescelto esclude gli anni ’70 e parte dal decennio successivo: una scelta coraggiosa e condivisibile, visto che la gran parte delle trattazioni predilige l’epoca d’oro, quella del prog in particolare. La mia riserva riguarda però l’approccio: per quanto di piacevole lettura – con un tocco d’ironia che non guasta mai – il libro è sviluppato a mo’ di enciclopedia, ovvero rock band con testi in italiano dalla A alla Z. Credo che tale modello sia superato e che un autore con la credibilità e la conoscenza di Gianni avrebbe potuto optare per un taglio storico molto più ampio e diacronico, potendo così sottoporre al lettore l’evoluzione temporale del linguaggio rock italiano.
Di stampo completamente diverso Folk Metal. Dalle origini al Ragnarok di Fabrizio Giosuè. Ciò che balza subito all’occhio è la incontenibile passione dell’autore, personalità piuttosto conosciuta e apprezzata nel settore: ben venga uno slancio del genere, a patto che sia tenuto a freno laddove è necessario iniziare il lettore a un ambiente particolarmente suggestivo e ricco di connessioni extra musicali. Quando l’autore – nella parte iniziale che ha una funzione definitoria del fenomeno folk metal – afferma a pag. 11 che “folk è l’insieme principale” e tra i suoi sottoinsiemi c’è “il folk stesso”, la confusione è dietro l’angolo (ed è meglio non addentrarsi nelle vie impervie degli insiemi tra il teorema di Cantor e l’antinomia di Russell…). Giosuè resta legato a questo assunto di partenza quando presenta ogni band, catalogandola come folk, pagan o viking (e rispettivi sottogeneri tra black, epic e così via). Al netto di tale annotazione, il libro scorre in modo gradevole, rafforzato dalla cura per il dettaglio dell’autore, che ripercorre con dovizia le vicende delle formazioni folk metal, dai grandi Skyclad alla scoperta – almeno per chi scrive – degli Otyg, passando per gli italiani FolkStone.
D.Z.