Quando ai tempi di Supernatural il redivivo Carlos Santana sosteneva che la sua musica migliorava l’ascoltatore modificandone la struttura molecolare tutti giù a ridere, in primis la stampa che lo sfotteva come fricchettone impenitente. Quando è stato Robert Fripp ad affermare la stessa cosa, con termini diversi ma uguali nella sostanza, tutti intimoriti perchè se parla Fripp c’è di sicuro del vero. Ma quanti musicisti hanno realmente approfondito il rapporto tra il mondo delle note e il microcosmo interiore che riceve e assimila melodie, armonie e ritmi? Franco Mussida è uno di questi e il suo libro La Musica Ignorata è la dimostrazione di quanto le mani, la mente e il cuore di un compositore possano essere canale di energia, veicolo di mutamenti profondi.
Il libro del chitarrista della PFM nasce come catalogo della sua recente mostra Stazioni d’ascolto con vista sulla musica ma trascende questa funzione per presentarsi come diario di bordo di un lungo viaggio intrapreso decenni fa con la Premiata e che prosegue tuttora in numerose forme, ultima delle quali – meno nota ma altrettanto meritevole di attenzione – quella di scultore. Che cosa rappresentano queste padelle dorate che Mussida ha esposto a San Marino fino allo scorso settembre? La musica ignorata è una guida, anzi una sorta di “legenda” alla creazione di queste sculture che hanno un profondo valore simbolico: la padella, per quanto prosaica e domestica, è luogo di mutazione alchemica, il manico è il mezzo di contatto tra artefice e ingredienti, la terracotta è il materiale antico e familiare, i simboli incisi rappresentano la chiave di lettura dell’intera operazione, ovvero gli intervalli.
Come già esposto negli atti del convegno Dopo i Beatles, Mussida dà notevole importanza all’intervallo tra le note come architrave per la composizione e sottolinea quanto i tredici intervalli siano dotati di una straordinaria potenza, dall’inquietudine dell’intervallo di seconda alla forza creatrice della sesta. La musica è “ignorata” perchè ne percepiamo consapevolmente solo una parte, e l’autore si sofferma su quella nascosta e inudibile, eterea e inafferrabile ma portatrice di mutazioni sensibili. La triade suono-vibrazione-emozione e il valore gnostico degli intervalli materializzati nelle padelle toccano speciali stati di coscienza e trovano dimostrazione negli esperimenti didattici e conoscitivi che Franco ha sviluppato nella realtà carceraria.
Chi è abituato ad ascoltare Mussida come uomo di rock d’arte e d’immaginazione troverà qui un antroposofo completo e un musicista olistico.
D.Z.