Era da tempo che non scrivevo un post nel mio diario. Nello stesso periodo di silenzio – dovuto anche a impegni lavorativi e familiari – ho riflettuto profondamente sul senso della scrittura, sulla sua funzione liberatoria, oracolare e comunicativa, e in particolare sull’ispirazione. Qui potremmo aprire una parentesi grande come una montagna e addentrarci nelle insondabili meccaniche celesti o nei profondi scuotimenti infernali che muovono e smuovono idee e spunti (e finiremo sempre laggiù, in quell'”in” dal quale si scatena la “in-spirazione”): per ora mi limito a dire che, per quanto mi riguarda, la mia ispirazione arriva dalle connessioni.
Esempio del lunedì mattina. Mentre rianimo e riscaldo la casa, in attesa del risveglio della belva – nota al pubblico e alla stampa come Federica Isabella, 14 mesi di autentica tremendaggine – mi ritrovo come sempre rapito da qualcosa: libri o dischi, non si scappa. Stamattina invece mi ha catturato una succulenta Settimana Enigmistica. A volte mi vergogno a dirlo perchè sembro un ottantenne annoiato in spiaggia, ma fare le parole crociate è delizioso: le adoro! Stando ai racconti di mia mamma, pare che sia una mia antica mania, contratta durante la prima infanzia e probabilmente ereditata da mio nonno materno, che non ho mai conosciuto ma che era noto per la sua maestria con cruciverba, sciarade e rebus. Secondo me anche a lui non piaceva unire i puntini.
Non mi piacciono tutti i cruciverba: visto che sono un die-hard-lover di caselle da annerire, faccio solo quelli difficili, infatti mi riservo quelli delle ultime pagine, caselle vuote tutte da riempire, nero compreso. Mi piace Arolo, artefice del cruciverbone finale senza schema, tutto bianco, un reticolato che mi eccita ogni volta, sarà anche perché al nome dell’autore basta aggiungere una B per riportarmi alla mente uno dei migliori vini in circolazione, straordinario frutto del mio Piemonte, boja faus neh. Stamattina ho scoperto che la mia grafia è cambiata: una volta era più cicciona, successivamente si fece aguzza e spigolosa, poi inclinata a destra e a sinistra, ora invece è più regolare ma anonima. Sarà stata la gabbia delle caselle a imprigionarla: rimpiango gli arabeschi stile liberty che facevo sulle cassettine che registravo ai tempi della carboneria rock.
Ma la principale scoperta della mattinata è un’altra. Mentre cruciverbavo allegramente ascoltando Red dei King Crimson per un pezzo su Starless nel prossimo numero di Jam, l’occhio mi cade su un foglietto di carta che premeva per svolazzare. I maledetti studi giuridici e le benedette Settimane enigmistiche mi hanno allenato a cogliere lettere mancanti e fuggitive, addirittura ad annusarle da lontano. E così, mentre la pupa esce per andare all’asilo e la casa piomba nel silenzio e si prepara per accogliere il boato di One More Red Nightmare, fa la sua apparizione un marchio di calze per bambine. Mi perdo ad immaginare lo sforzo creativo di quel genio del marketing che ha sudato per scovare le immaginette da un libro di fiabe demodé, e le ha accostate alla palla di tuono. Rigorosamente senza H…