Prog. una suite lunga mezzo secolo è il nuovo libro di Donato Zoppo, uscito il 7 dicembre per i tipi di Arcana, l’editore più attivo in Italia nel campo della saggistica musicale.
E’ il quinto libro dell’autore sannita, quest’anno artefice di uno splendido successo con il suo lavoro su Lucio Battisti, che ha anche vinto il primo premio a Milano con Note di carta, kermesse annuale che premia il miglior testo di argomento musicale pubblicato in Italia.
Prog. una suite lunga mezzo secolo si candida subito come uno dei testi più completi a livello internazionale tra quelli dedicati al fenomeno del rock progressivo, di cui Zoppo è cultore. Il testo infatti – aperto dalla prefazione di Ray Thomas, flautista e vocalist della leggendaria band inglese dei Moody Blues – racconta mezzo secolo di progressive rock, dalle origini fino alla contemporaneità.
Il 10 ottobre 1969 esce In The Court Of The Crimson King, il disco d’esordio dei King Crimson. È un album rivoluzionario, che cambia il volto della storia del rock. La copertina con l’uomo che urla, il caleidoscopio di sonorità ora lancinanti ora gentili, i lunghi brani dalle dinamiche tipiche della musica classica, l’atmosfera apocalittica ormai lontana dal sogno hippie: è il manifesto di una nuova corrente musicale. Si comincia a parlare di progressive rock. In America la stagione psichedelica sta giungendo al termine dopo il climax di Woodstock e la tragedia di Altamont, l’Inghilterra rivela la capacità di superare la forma-canzone per aprirsi alla classica, al jazz, al folk, all’elettronica. Yes, Jethro Tull, Emerson Lake & Palmer, Genesis, Gentle Giant, Soft Machine, Van Der Graaf Generator e tanti gruppi dell’underground sprigionano una nuova tensione compositiva, che aveva trovato una significativa radice nella rivoluzione dei Beatles di Sgt. Pepper. L’Europa diventa protagonista: anche Germania, Italia, Francia, Svezia, il Giappone e le Americhe diffondono il proprio stile progressivo.
Dopo anni di capolavori e memorabili tour, durante la seconda metà degli anni ’70 termina l’era dei dischi concettuali, degli spettacoli altisonanti, dei progetti ambiziosi: punk e disco music spazzano via la pomposità del prog, ormai troppo lontano dalle radici rock. Solo durante i primi anni ’80 qualcosa di nuovo si muove: Marillion, Twelfth Night, IQ e Pendragon sono i protagonisti di una rinascita new progressive, un revival che nel corso degli anni stimola reunion storiche e coinvolge ogni nazione con una miriade di correnti e sottogeneri, dai Flower Kings ai Finisterre, dai Porcupine Tree agli Yugen, dagli Anglagard ai Dream Theater. Un’entusiasmante fioritura che persiste all’affacciarsi del nuovo millennio e che, tra nostalgie e slanci di innovazione, conquista ancora migliaia di appassionati.