Una roba del genere ricorda i Centipede: uno squadrone di musicisti da ogni latitudine, esperienza, provenienza, luogo fisico e spirituale del sistema solare. Qualche nome? Daevid Allen, Andy Anderson, Pete Pavli, Adrian Shaw, Paul Sears, Fabio Golfetti e membri sparsi di Universal Totem Orchestra, Thinking Plague, Hawkwind e varie unità dal pianeta Gong. I registi, autori e coordinatori della poderosa operazione sono due: Don Falcone – mastermind di Spirits Burning – e quel Cyrille Verdeaux che ogni prog fan che si rispetti ricorda per i Clearlight.
“Healthy music in large doses” non è solo un titolo: è un vademecum, un regalo, una dose massiccia e sanante di space rock, da una parte legato alla tradizione vorticosa e pulsante dei maestri Hawkwind e Ozric, dall’altra aperto a infiltrazioni elettroniche e new age. Il collettivo transnazionale non propone nulla di particolarmente nuovo ma spazia tra le varie anime del rock cosmico e visionario: complice il contributo di una quarantina di musicisti, “Healthy music” è giocoforza policromatico ed eterogeneo. Ad esempio basta accostare i sapori jam-rock di “Raised on coal & oil” al severo e struggente exploit magmatico degli UTO in “One secret cloud” per avere due facce – diverse ma compementari – del progetto; discorso analogo per il progressive gonghiano di “Infinite city” e la distensione jazz-rock di “In search of friends”.
Dispersivo ma coinvolgente, sfilacciato ma rilassante, il disco è da considerarsi più che riuscito in un obiettivo: ci affida ampie dosi di musica sanante. E di questi tempi non è poco.
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D.Z.