Vecchie conoscenze i Mahogany Frog. La band canadese da qualche anno ha catturato l’attenzione degli amanti del prog legati sia al classico sound anni ’60/’70 ma anche quelli più disponibili a connessioni con l’hard rock, l’area kraut, i retaggi post-psichedelici. Merito di una proposta diversificata ma unitaria, spalmata in sei dischi dei quali l’ultimo, pubblicato da Moonjune, conferma e rilancia lo spirito eclettico del quartetto.
“Senna” si presenta con un artwork optical e demodè che rappresenta una dichiarazione d’intenti, più che un mero orpello. A differenza delle uscite Moonjune, alle quali si può imputare una certa freddezza, i MF immaginano qualcosa di più travolgente, inaugurato con il loop che si schiude maestoso in “Houndstooth” e chiuso con la torrenziale “Aqua love ice cream delivery service”. Un poderoso affresco di rock contemporaneo e vintage al tempo stesso, un lungo arco che abbraccia Motorpsycho e Tortoise, Pink Floyd e Man giocando molto sul riff vorticoso dal quale gemmano pian piano variazioni e break. Wah wah e synths, l’idea centrale di un “motorik” assai presente (d’altronde il titolo del disco e l’immagine di un motore sono dedicati proprio ad Ayrton…),impatto e rifrazioni lisergiche sono i tratti spiccati dell’opera.
Il quartetto ha il suo fascino che deriva dalla scelta di suoni “familiari” contestualizzati in un linguaggio attuale, benchè a tratti il risultato sia “sempliciotto” e ripetitivo (ad es. “Flossing with Buddha” e “Saffron Myst”). Il vibrante circolo elettrico di “Expo ’67” e la dilatazione lisergica di “Message from uncle Stan” sono i momenti più statuari di un lavoro heavy-prog consigliato ai più attenti a proposte di confine.
D.Z.