Il mondo stava finendo, noi ci siamo salvati per il rotto della cuffia, ergo divertiamoci. Potrebbe essere questa la filosofia dei Tubax, eccitante trio bolognese che debutta con “Il mondo stava finendo”, ma c’è dell’altro. Molto altro. To have fun senza dubbio, ma a questo i tre aggiungono una predilezione genetica per l’arte dell’improvvisazione, l’unione di diverse anime, la ricerca di una progettualità che possa aggregare live e ricerca, spensieratezza e serietà d’intenti.
Attivi dal 2007, inarrestabili dal vivo anche all’estero, i Tubax non potevano non accasarsi con Megasound, ma con qualche differenza rispetto ai colleghi di scuderia. Non si tratta di emuli di Neo, Tribraco e Nohaybandatrio, non aderiscono incondizionatamente ai dettami del jazz-core bensì ipotizzano un percorso articolato tra funk, jazz-rock, progressive ed elettronica, un rigoroso avant-rock che colpisce subito per la qualità, l’ironia e l’originalità.
Coadiuvati da battitori liberi come Enrico Gabrielli, Federico Fantuz e Marcello Malpensa, i Tubax si stazionano tra Talking Heads, i King Crimson dei primi ’80, Funkadelic e un velato postcore alla Mars Volta. Animati da differenti intenzioni sonore, i Tubax abbinano un impatto martellante (“T. Rex” e “Eila oirali”), una notevole carica groove fino a spingersi in territori free affini ai Djam Karet (“Carapace”, “Radar” e “I topi non avevano nipoti”), il tutto con una struttura triangolare che riesce a sprigionare energia e movimento funk anche senza chitarre.
Bravissimi: una ventata d’aria fresca.
http://www.megasoundrecords.com
D.Z.