Un concept album strumentale? Idea originale vista l’assenza di uno spunto narrativo che faccia da collante testuale. La proposta arriva dai douBt, formazione della scuderia Moojune attesa al varco dopo l’ottimo esordio “Never Pet A Burning Dog”. Per il debutto del 2010 il trio si chiuse negli Electromantic Studios di Beppe Crovella coinvolgendo anche Richard Sinclair: per il nuovo disco invece si punta tutto sul proprio affiatamento, sull’interplay in studio, su un’ipotesi di free rock strumentale. Radunata la band in studio a Liegi l’11 aprile e il 5 dicembre 2011, è nato “Mercy, pity, peace & love”.
Il riferimento al William Blake di “The divine image” (“To Mercy, Pity, Peace, and Love / all pray in their distress / and to these virtues of delight / return their thankfulness”) dalle celebri “Songs of innocence” è palese, ma nel disco non ci sono agganci espliciti: l’opera figura più come omaggio astratto a grandi icone dell’arte come Blake, Hendrix (tributato con una sorprendente “Purple Haze”), Fripp, Zappa e Stravinskji. Già dalle prime battute di “There is a war going on” fino al groove di “Tears before bedtime” si intuisce che il rock-jazz del precedente album è stato superato: Maguire, Delville e Bianco optano per una pulsante macchia sonora, che spazia dal modulo progressive nell’eccellente “No more quarrel with the devil” al crescendo coltraniano della title-track. “Jalal” e “The invitation” fanno eccezione e ribadiscono una vena jazz-rock articolata e pungente, capace anche di affrancarsi dal fragore di certe scelte chitarristiche.
Terzetto di spiccato talento ed eccellente abilità strumentale, i douBt talvolta preferiscono alzare i toni evitando sviluppi che musicisti del loro calibro potrebbero agevolmente affrontare.
D.Z.