“Nulla accade per caso. Tutto è scritto, dalla grande mappa celeste alla pianta dei piedi. It’s just a matter of Heavy ConneKctions”.
Sfogliando a caso il mio ricco blocchetto di appunti crimsoniani e non – proprio quello nel quale il 25 settembre scorso avevo scritto grande così DISCIPLINA – trovo questa frase risalente al 30 maggio 2012. Era ficcata in un angolino a sinistra, non ricordo se l’ho scritta io lassù o se stava salendo di sua volontà, pronta a spiccare il volo verso quadernetti più meritevoli, ordinati e precisi. Ha senso riportarla alla luce oggi, primo giorno di un nuovo anno, in un post inaugurale bello carico di buoni propositi. Ha senso perchè in questa grande ruota nella quale ogni fine è un nuovo inizio, fino alla liberazione conclusiva, entra nuovamente in campo la disciplina, parola chiave del 2012. E quando sei lì, pronto con tutto te stesso a darti delle regole, capisci che ci sarà molto da lavorare, ci sarà tanta energia da mettere a regime affinchè non si disperda, ci sarà tanta fatica da sostenere. E hai paura.
Secondo me è vero: nulla accade per caso, tutto è scritto. Detta così sembra la solita menata da manualetto new age per signorine alle prese con insoddisfatti pruriti. Invece, per quanto mi riguarda, è il punto di approdo di antiche letture, di annose riflessioni, di lotte interiori e ricerche pulsanti. In momenti di difficoltà, di transizione critica, di spinosa e affannosa sete di luce, fai appello ad amici vicini e lontani. Amici che non conosci di persona ma che ti soccorrono con piacere. Penso a George Harrison e Laozi:
“Without going out of my door
I can know all things on earth.
Without looking out of my window
I can know the ways of heaven”.
The Inner Light e il capitoletto 47 (“scrutare ciò che è lontano”) del Tao Te Ching sono tra i miei amici più cari.
Per non parlare dei Led Zeppelin. Stamattina ho scattato a mia figlia la prima foto del 2013: in quello sguardo divertito ma soprattutto pieno di vita, di entusiasmo battagliero, di gioia guerresca, mi è venuto in mente il Martello degli Dei… E di ricordo in ricordo, in un misterioso gioco di specchi e antiche sensazioni a rimpiattino, arrivo alla fonte del culto elettrico: Led Zeppelin. Immigrant Song fu il primo pezzo del Dirigibile che ascoltai: ovviamente fuori tempo massimo, sarà stato l’autunno del 1989, una tarda domenica sera all’ascolto di Metal Invasion con tanto di fogliettino e matita per immortalare nel tempo la playlist. Incredibile che per certe cose talmente importanti io non riesca a ricordare la data precisa, però quella mano tagliente che mi strizzò le palle e mi fece sobbalzare non posso scordarla. “We come from the land of the ice and snow! / From the midnight sun where the hot springs blow”: era solo un pezzo di tre minuti, a riascoltarle oggi certe descrizioni mitologiche fanno sorridere, ma quella botta primordiale di energia e paura, epicità e tensione, fu per me quattordicenne come un enorme generatore di corrente, che mi scuote e travolge tuttora.
Oggi però le cose sono un po’ diverse. Page & Plant hanno ampiamente foraggiato il mio spirito anarcoide, insegnandomi a fregarmene di tante cose, stimolando un’indipendenza sfrenata che ha bisogno più che mai di regole. Per fortuna quando sei sull’orlo del cambiamento la Musa Mantrica si presenta sempre nel migliore dei modi: poco prima che il 2012 dei calendari ci salutasse, una sequela di saporiti pensierini gurdjieffiani è venuta a trovarmi, assistita da una sontuosa manifestazione di disciplina in musica. Esatto, proprio quel dischetto con la copertina tutta rossa e al centro un nodo celtico: costruzione, metodo, disciplina. Buon 2013.