Luminol pubblica l’atteso album del potente trio torinese. Tra post-rock ed elettronica, un superbo lavoro interamente strumentale tra atmosfere robotiche e futuribili, con estratti audio di George Orwell, John Berger e John Cage
MOVION
VERTICE
Luminol Records 2025
(9 brani | 56.14)
Luminol Records è lieta di presentare Vertice, il nuovo album dei Movion. Un gradito e atteso ritorno, a sei anni di distanza dall’ultimo disco Blank, per il trio torinese, formazione perfetta per la filosofia post-progressive dell’etichetta. Vertice infatti sin dal titolo si presenta come un punto d’arrivo e di completa elaborazione musicale e concettuale per i Movion, che dal loro esordio puntano al connubio e alla sinergia tra atmosfere sintetiche e soundscapes acustici, attraverso una narrazione sonora guidata dall’emozione e dalla psichedelia.
Movion è un trio strumentale nato nel 2012 a Torino dall’incontro di Antonio Vomera (basso, synth), Alessandro Angeleri (batteria, drum machine) e Nicolò Tamagnone (chitarra). Nel 2015 pubblicano il primo album Movion, inserito nella top 10 alternative di Impatto Sonoro. Tre anni dopo bissano con Blank, pubblicato anche in vinile, caratterizzato dalla coesistenza tra loop strumentali elettro-acustici tipici del post-rock e sonorità elettroniche di area techno IDM e synthwave, con il tema dello studio e dell’analisi della percezione riproposto attraverso i campionamenti delle voci di David Cronenberg e Stan Brakhage.
Vertice rappresenta il culmine di un processo durato diversi anni, con cui i Movion si sono impegnati a sviluppare ed evolvere rafforzando la dualità tra strumentale ed elettronico, tra razionalità tecnica ed espressioni emotive. In Vertice trovano spazio estratti audio di George Orwell, John Berger e John Cage, in richiamo a tematiche che spaziano dalle ipotesi sul destino della società in un prossimo futuro distopico e privo di emozioni, alle conseguenze dello sviluppo tecnologico e dell’impatto di quest’ultimo sulle relazioni umane, all’estetica e all’espressività del rumore puro e delle immagini in movimento, meditatamente raccolte in un dipinto sonoro che rende il lavoro della band quantomai attuale. Ancora una volta emerge l’accostamento di elementi tipici del postrock a quelli dell’elettronica sperimentale: delicate melodie e atmosfere sognanti si intensificano gradualmente fino a raggiungere esplosioni di suono potenti e distorte, creando paesaggi sonori ricchi di dinamiche. L’incastro tra i riff del basso, le linee melodiche di synth e chitarra e i monolitici pattern di batteria danno vita a nove brani dal sapore catartico e cinematografico.