Per introdurre i concerti di Fragori nella mente, una rassegna che non è esplicitamente dedicata alla canzone d’autore, ho usato il librone di Michele Neri, il Dizionario Cantautori e Cantautrici del nuovo millennio, nel quale Paolo Saporiti e Riccardo Sinigallia sono ben rappresentati. È stato un momento prezioso con i due musicisti, diversi per estrazione, temperamento e scrittura, e sono convinto che sia sempre importante farsi accompagnare direttamente dagli autori nelle motivazioni, nelle meccaniche e negli esiti del loro linguaggio.
Dopo aver visto le quasi trecento foto di Angelo Di Pietro & 2d Photo Studio inviate oggi pomeriggio da Antonio Cammisa, ho pensato però che la canzone non è solo il binomio di musica e parole: è un’operazione alchemica nella quale il mistero è centrale. L’insondabile non annettibile all’analisi, destinato alla nostra parte ricettiva, spugnosa; l’altra faccia del sub-umano nella canzonetta leggera, per citare Pasquale Panella. Basta osservare le espressioni del pubblico, i volti come mappe sensoriali, gli sguardi come trampolini su sogni, o porte sui ricordi.
Fragori è una faccenda emotiva, poco mentale. Risponde ad altre logiche, dal riunirsi per onorare una dolorosa scomparsa al desiderio di trovarsi in un chiostro francescano su un’altura verde. È un momento collettivo che richiama anche chi, come il sottoscritto, rifugge da gruppi, clan, famiglie: comunità sonica.
[a breve gli scatti ufficiali – tanti, generosi]