Quando William Mann trovò in Not a Second Time una cadenza eolia paragonando i Beatles a Mahler, John lo additò come un “bullshitter” (contaballe, un cazzaro in pratica), e credo che Ringo abbia detto qualcosa del tipo “A un certo punto cominciarono a trovare nelle nostre canzoni delle cose di cui non sapevamo neanche l’esistenza”. Ma all’epoca, nel 1963, la cultura rock era agli albori e non si era ancora storicizzata, veniva percepita come un fenomeno giovanile al quale non era il caso di dedicare attenzioni e strumenti colti.
Il numero 210 di La Rivista di Engramma è interamente dedicato ai CCCP Fedeli alla linea: Canzoni, preghiere, danze. Psicofenomenologia dei CCCP. Tempismo perfetto per rileggere il lascito di Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur secondo ottiche non prettamente musicologiche, tra filosofia, politica, storia contemporanea, messianismo e cultura popolare. Ideologia come stile, e se stile – per citare Daumal – è “l’impronta di ciò che si è su ciò che si fa”, direi che siamo nel posto giusto, da leggere con grande curiosità.