Tra le numerose foto che Diego Cuoghi mi ha donato per il libro sui CSI, questa è una delle mie preferite. Non tanto per lo schieramento in prima fila: troppo evidente, frontale, esplicito. Ma per la figura nell’ombra alle spalle dei tre: un passo indietro ma centrale, sulla soglia ma tutto dentro, imponente. Un nervo nero martellante senza il quale cade tutto.
Quando Gianni Maroccolo mi ha regalato un lungo pomeriggio toscano, o nelle numerose telefonate di contorno che poi hanno costituito la portata principale per il mio lavoro, mi è dispiaciuto non potermi soffermare più di tanto sull’esperienza Litfiba. Siamo anche ciò che ascoltiamo, e gli anni ’80 di tanti della mia generazione sono racchiusi nel basso profondo e mercuriale di Gianni.
Come lui stesso sottolinea, non si considera un bassista ma un musicista che ha trovato nel basso un formidabile veicolo espressivo. Credo sia un grande insegnamento, affinato in anni di ricerca: trovare la propria identità partendo dalla consapevolezza dei limiti. Le pulsazioni ruggenti di La preda o Vendette, il maglio metallico di Re del silenzio: tra le onde elettriche di Ko de mondo c’è anche questo.
Terremo la prima del libro CSI mercoledì 29 maggio da Casa Naima. Insieme a me e a un mix di musica e immagini, nel ruolo di gran cerimoniere ci sarà l’amico Ernesto Razzano, che di quel clima, quel mondo e quel tono scuro fiorentino è stato ed è attento studioso.