Quando si usa la parola per informare, che si tratti di un cronista manovale o di un blasonato scrittore, il primo dovere è la conoscenza. Non soltanto lo studio, ma anche l’immersione porosa nel quotidiano, fatto di orari, abitudini, ritualità. Archivio vivente della terra.
Durante la giornata passata con Giovanni Lindo Ferretti sono caduti uno ad uno tanti pregiudizi su di lui. Il racconto di questo lungo ed emozionante incontro meriterebbe un libro a parte, ma alcuni aspetti riguardano il privato, altri più emozionali sono stati consegnati al lungo cammino che parte da Aulla, attraversa faggete, pievi e castelli e arriva a Cerreto Alpi. Quasi mille metri, quaranta abitanti più due cavalli, quattro gatti (il più bello si chiama Cirillo ed è femmina) e un cane che abbaia troppo a causa delle manate del padrone barbuto.
Dopo l’intervista Rosaria mi ha chiesto tre aggettivi per descrivere Giovanni: ho pensato a accogliente, contraddittorio, lineare. Il segreto di tutto, probabilmente, è nel meraviglioso vangelo copto sulla sua scrivania, sotto l’austera cartina di un tempo dell’URSS.