Una magnifica ossessione.
Ma anche una musicalità ricca di fantasia e imprevisto – almeno all’inizio.
Il trampolino di lancio verso la scoperta di musiche altre, provenienti da nazioni periferiche e senza una tradizione rock.
Ma anche un zavorra di ambizioni sfrontate o nostalgie irritanti.
Insomma il rock progressivo è ancora oggi amato e odiato, sinonimo sia di dinamismo che di staticità. E’ anche per questo che Massimo Salari, uno dei suoi principali commentatori, negli ultimi anni ha scelto la chiave della contemporaneità per raccontare questo fenomeno.
L’ho intervistato nella rubrica settimanale di Jam TV dedicata ai libri. Il suo ultimo si intitola Prog post moderno – L’alba di una nuova era, pubblicato da Arcana Edizioni.