Onnipresente blu.
Credo sia uno dei ricordi più persistenti. A volte è accecante. Ne sapeva qualcosa Jacques Majorelle.
Benché il verde sia il colore per eccellenza nel mondo arabo, in Marocco il blu attraversa le vesti dei fieri uomini del deserto, le cromie delle mani di Fatima, le sapienti decorazioni della Kasbah del pascià a Télouet, fino a dominare intere città come Chefchaouen. Muri bianchi e blu potente, che allontana gli spiriti maligni. Era anche il colore più costoso, una miscela di olio di lino e polvere di lapislazzuli. Quello alle mie spalle, nei dintorni di Merzouga, è il colore del portone del riad che ci ha accolto alle propaggini di un palmeto ombroso – l’ultimo prima delle sabbie.
Del blu maghrebino e di antichi e nuovi percorsi tra deserto e musica parleremo stasera alle 21 a LabTv.
Sono lieto di essere stato invitato da Nazzareno Orlando, che dopo gli speciali su Australia e Cuba presenta il mio piccolo reportage dall’Africa del Nord. High Atlas Tour.
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