Elementale, Yoko.
Anni orsono, ai tempi della mia permanenza bergamasca, all’alba del 2007 andai alla mostra di Yoko Ono al GAMEC in Città Alta. Fu inaugurata il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria.
Tre installazioni per questa personale: We’re All Water (2006), l’inedita Mother Earth, la versione rinnovata di Pieces Of Sky, risalente al 1966. La prima consisteva in una serie di bottiglie d’acqua, etichettate una per una con nomi di persona. La seconda era composta da tre zollette di terra prelevate da un cimitero ebraico, cristiano e musulmano. La terza un puzzle del cielo, ogni visitatore poteva prendere una tessera, dandole libera collocazione.
Ricordo un’urna funeraria da riempire, forse anche un elmetto bellico. La destinazione che diedi al mio pezzetto fu la tasca dei miei jeans. Yoko però si vendicò, perchè il pezzetto celeste divenne introvabile. Per anni e anni l’ho cercato senza risultato. All’improvviso, nella fase terminale di questo infinito trasloco, in un faldone ho ritrovato il mio pezzetto azzurro.
Memore del retro di Imagine, finalmente posso disporre di un giardino, fare un buchetto e riempirlo di cielo:
Imagine the clouds dripping.
Dig a hole in your garden to put them in.