Aò, e qua stanno a scopà!
Me lo ricordo ancora Alberto Radius quando stoppò Dio mio no nel pieno del sound erotico e delle urla di Lucio, esclamando: “Volevi sapè perchè fu censurata? Ecco qua, chi ascoltava diceva: Aò, e qua stanno a scopà!“.
Fu una lunga e memorabile giornata in studio, uno di quei piccoli grandi privilegi che accadono a chi fa questo mestiere, giornata interrotta da qualche caffè e un po’ di sigarette – non lui, fiero di non avere il vizio. Ero andato a trovarlo a Milano, credo fosse proprio lo storico studio di Via Capolago prima che Alberto si trasferisse a San Colombano: stavo lavorando al mio libro sul 1971 di Lucio Battisti, così strappai a un indaffarato Radius non solo una semplice intervista, ma un’intera seduta di ascolto di Amore e non amore. E lo ascoltammo a volumi alti, a più riprese, ci teneva a dirmi chi suonasse cosa e come. “Ah Zoppo senti, qua so’ io!”, sottolineava di continuo, deliziandosi nello stoppare sui falsetti: “Qua eravamo Lucio, Franz e io, i falsettari”.
Battisti, Formula 3, Battiato, Giuni Russo, Alice e tanti altri. La chitarra di Radius è ancora oggi un’icona del rock e del pop nostrano. Il suo disco che preferisco, fermo-immagine da un momento di furore in studio, è il debutto del 1972.
50 anni fa, con Battisti in veste incognita di produttore (nome di battaglia per non far sapere che era lui: Lo Abracek) e un mini esercito dinamitardo proveniente da Area e PFM, Alberto metteva su vinile una poderosa e interminabile jam.