Peccato che tanti gruppi prog americani abbiano pretese così basse e ambizioni così appiattite. Con la preparazione e la professionalità che si ritrovano potrebbero fare davvero molto di più. E' il caso degli Elf Project, nello specifico di Carl Schultz. Polistrumentista newyorkese, Schultz ha messo in piedi questo progetto inizialmente come one man band e ora allargato a due colleghi, il chitarrista Mike Cappadozy e il batterista Dave Wayne.
L'idea di Schultz è molto semplice e già ampiamente testata nel debutto “Mirage”: unire una base rock dura ma sofisticata alla Rush di metà anni '80 con il progressive zuccherino degli Spock's Beard. Il nuovo disco “The Great Divide” ripercorre questa strada senza grandi scossoni, amalgamando nel giro di un sol brano – prendiamo come esempio l'opener “We pay the price” oppure “Illusion” – un'intro martellante alla “Yours is no disgrace”, voce alla Geddy Lee “più realista del re” e tastieroni vintage di contorno.
Nulla quaestio sulla tenuta: il trio suona e ha un'idea precisa, tant'è che il disco scorre bene nel suo abbinamento tra prog-rock, punte hard e melodie radiofoniche. “Love for sale” addirittura si cimenta nell'hard/AOR caro a tante radio a stelle e strisce, mentre “Pull me under” ha tutte le carte in regola per essere una outtake rubata segretamente ai Rush di “Hold you fire”… Peccato che trovare un pezzo forte, che si stacchi dal resto e resti impresso nella memoria, è molto difficile.
Un lavoro piacevole per i rushiani in cerca di emozioni, ma inutile per gli altri.
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D.Z.