L’anno non lo ricordo. Il luogo preciso neanche.
Curavo Le vie della musica per Il Sannio Quotidiano e andai a curiosare nell’entroterra salernitano: c’era il vernissage di un mito rock della mia gioventù, ero particolarmente curioso perché ignoravo avesse anche una fiorente attività artistica.
Il nome della mostra, da asmatico che non dovrebbe proprio fare alcune cose ma prosegue imperterrito nella perdizione atopica, lo ricordo bene: Colpi di tosse. Idem il sottotitolo: sintesi allergo-antologica.
Ho conosciuto così Lino Vairetti. Fuori dalla musica, che però entra sempre con amorevole prepotenza; dentro il suo mondo visivo di sculture, pitture, sonorizzazioni e collage, realizzate con il sottofondo delle riniti allergiche, altro che Osanna.
Ritrovarlo ieri sera dopo anni è stato emozionante. Soprattutto perché eravamo in un luogo del cuore, al termine di una rassegna dedicata al classic rock e alla cover art, materia nella quale gli Osanna sono sempre stati un’eccellenza.
Grazie di cuore a Lino per la passione travolgente con la quale si rivela e con cui racconta Napoli, le sue rivoluzioni, la militanza nella politica e nel rock, le sconfitte e le rinascite che alimentano disperazione e ispirazione e che rendono umano ogni artista.
Grazie a M Deborah Farina per il suo Osannaples, un prezioso rockumentary che ci ha restituito un pezzo di storia della cultura popolare italiana mai approfondito a dovere.