Sabato sera ho letto lo sconforto negli occhi dell’instancabile Elio Carrozza. Mi serviva uno sgabello alto ma è saltato fuori solo un seggiolino da batterista, così abbiamo optato serenamente per un bel case grande così. Occupava spazio di sbieco, le rotelline erano un po’ traballanti, mi ha dato la sensazione precaria dei lavori in corso.
E il nostro spettacolo ha assorbito questa impermanenza, tant’è che Plush, Black Hole Sun e Rooster si sono presentate mutevoli, aperte all’imprevisto. E quanto è bello ascoltare dei grandi musicisti direttamente sul palco, nell’orizzonte ristretto e sudato del presente.
Grazie al fotografo Alessandro Greco e alla giornalista Laura Papa per lo scatto e gli apprezzamenti post concerto.