– Papà mandiamo la foto al maestro Guarnaccia?
Avevamo preso una bella abitudine. Le bambine avevano scoperto gli albi bianchi di Matteo Guarnaccia, tutti da riempire di fantasia cromatica. Dopo un’iniziale ritrosia – il bianco è il trampolino ideale per volare con l’immaginazione – avevo concesso l’uso alle cucciole. Federica è stata bravissima a decorare le figure sospese tra San Francisco e il Nepal, bellissime ninfe a spasso sull’hippie trail. Una volta colorate erano ancora immacolate. Grazia psichedelica.
Le mandavamo a Matteo, era contento di riceverle. Mi aveva invitato a pubblicarle sulla sua pagina ma il riserbo da genitore me lo aveva impedito. Ora ha un altro senso. L’importante è che restino nei suoi ricordi nell’altra dimensione.
Ho un doppio debito di gratitudine con lui.
Quando presentammo il mio primo libro in Fnac a Milano venne a farmi un grande in bocca al lupo lisergico. Qualche anno dopo firmò con entusiasmo la prefazione al mio lavoro sugli Area. Ma quello che mi lega tanto a lui sono le letture, itinerari di scoperta e strumenti di sondaggio interiore, da Insekten Sekte al visionario Sciamani.
In alto i cuori, riposa in pace e in colori.