Tra 1997 e 1998 Giovanni Bocchino, altresì noto come Gioboc, si dilettava nella fotografia.
Oggi è il suo lavoro, è conosciuto e stimato per la capacità di cogliere l’attimo, il luogo, la sensazione. Per l’abilità nel restituire segni e valori.
Mentre incrociavo l’ascolto nostalgico di David Sylvian, Madredeus e Pino Daniele, ho ritrovato un pacco di vecchie foto risalenti alla seconda metà degli anni ’90.
Divisa rock d’ordinanza (fatta eccezione per gli occhiali alla Albano dai quali è doveroso prendere le distanze), luci, pelle e colori dei ventenni, un altro mondo e un’altra vita.