Trent’anni fa.
È complesso abituarsi all’idea che quel tipo di musica – figlia di una sensibilità, di una cultura, di un tempo e di uno spazio – non ci sia più.
Ogni tanto rispolvero vinili consumati e ringrazio chi c’è stato dietro, perché ha ispirato o favorito dei percorsi in avanti. Un confluire di cellule.
Il centro solare; la figura nobile di Alice che mi fa venire in mente Mahler a Toblach, col bastone da passeggio montano; gemmazioni improvvise, impulsi visivi che accompagnano l’ascolto, tra Pasolini e gli haiku, Tim Buckley e i Japan. E il titolo, il rimando: se amo la macchia lo devo anche ad Alice, congiunzioni col Segantini del Meriggio sull’Alpe. Giornata di vento. 1891. Sinestesie.
Benché preferisca Il sole nella pioggia, seducente predecessore art rock, Mezzogiorno sulle Alpi resta un gioiello di connessioni. Nuclei sapienziali affidati a una fetta iniziatica di ascoltatori, un cammino tra i valichi.
Buon trentennale.