Una trentina d’anni fa o giù di lì, nel periodo della Temibile Invasione Toscana di cinema e tivù, c’era un programma di due allegrotti – ignoro chi siano stati, uno lungo l’altro tondo – che andavano a intervistare i loro compagni di merende.
Era tutto un fatto di gomitatine e sguardini e sorrisini coscaioli, e i due simpatici andarono a casa di Piero Pelù. Alla prevedibile domanda – stupida soprattutto se rivolta a un uomo di musica – Beatles o Rolling Stones, Piero rispose: Tutti e due! E anche Iggy Pop, e anche David Bowie, e anche Lou Reed!
Credo sia l’approccio giusto, o meglio più sano. Superare insulse querelle hegeliane in favore della convivenza pacifica, anche sgomitante ma intrecciata e nutritiva, di diversi modi di pensare e praticare musica.
Per gusto personale prediligo i Beatles, ma l’apparato erettile si mette in moto con Sticky Fingers e Some Girls.
Poi ricordo che il mio imprinting stonesiano avvenne con un pezzone, curiosamente non Satisfaction e simili: era Gimme Shelter.
Profuma ancora di sovversione.