Parlare di progressive per una band come i Black Noodle Project può essere opportuno solo in parte. Debitori degli Anathema e di quel nutrito filone di devoti alle sontuose ambientazioni floydiane, i BNP tornano a farsi ascoltare con il quinto album “Ghosts & Memories”, che già dal titolo evoca allusioni, ombre, ricordi, nostalgia e tutto quello spleen perfettamente espresso dall’art-rock nordeuropeo.
Più che una band, si tratta di un duo: il polistrumentista Jeremie Grima e il chitarrista Sebastian Bourdeix si avvicinano nel 2005, quattro anni dopo la fondazione del progetto da parte del primo. Dopo un paio di album e azzeccate apparizioni in vari festival prog, i due – coadiuvati dal batterista Fabrice Berger – arrivano al quinto disco, frutto di due anni di lavoro. L’idea di fondo è un rock immaginifico – termine caro alla PFM ma di quel rock sinfonico e vivace qui non c’è traccia… – imparentato con le lente e inesorabili cascate di suoni di area post-rock: insomma un lavoro prevalentemente strumentale che punta a rievocare stati d’animo e sensazioni con la forza della sola musica, riuscito ma molto convenzionale.
Ascoltando brani come “The wanderer of lost moments” si percepisce in maniera nitida che l’obiettivo descrittivo è fortemente voluto, ma al tempo stesso l’intelaiatura generale dell’opera è debole, poco stimolante. In bilico tra art-rock cinematico e rifinito, forti spinte floydiane (“A purple memory”), reminiscenze gothic ed elettroniche (“The owls”), il trio è impeccabile nell’esecuzione e nelle atmosfere, molto meno nell’offrire brani pregnanti e incisivi.
D.z.